Ed io che pensavo di avere ormai raggiunto una visione piuttosto chiara delle relazioni umane e dei rapporti interpersonali ho dovuto ricredermi sulla natura di certi apprendimenti.
Di recente ho, infatti, avuto modo di conoscere in diversi contesti alcune persone che mi sono apparse sorprendentemente interessanti.
Sorprendentemente perchè ultimamente, o forse dovrei dire invecchiando, diventa sempre più cosa rara l'interessanza delle persone.
In ogni caso, in ciascuno di questi incontri ho investito una certa porzione di me, rivestendo la piacevolezza dell'incontro di una, seppur minima, aspettativa e cioè quella della piacevolezza medesima.
Mi riferisco in particolare a ben tre persone conosciute nell'arco di quattro mesi, ciascuna delle quali con le proprie diverse peculiarità. Menti brillanti, ben pasciute dall'ironia, dote che apprezzo incommensurabilmente.
Si rideva, scherzava, giocava con le parole, si andava a cena fuori o a far gite in campagna. Tutto molto bello, molto piacevole, molto luminoso.
Ed in tutte e tre le ipotesi ho manifestato la mia gioia nell'aver incontrato qualcuno con cui condividere tempo e pensieri.
Mi sembrava di per sè già un notevole valore.
Ebbene, dopo neanche troppo tempo, variabile a seconda della persona, tutti e tre hanno palesato la loro intenzione di avermi e scoparmi.
E non mi riferisco a tre persone tutte di sesso maschile.
Al mio gentile e momentaneo rifiuto tutti e tre hanno reagito nel medesimo modo: acidità, evidente orgoglio offeso, piccole cattiverie ed infine sparizione.
Pensavo che ad una certa età si potessero superare certe stronzate da adolescenti brufolosi e pippomani e godere dapprincipio della piacevolezza di altre cose.
Invece no, il desiderio di possesso, sempre quello che fu prealessandrino, resta trasversale. Attraversa ogni età e sesso.
Credo che da questa scoperta in poi, prima di darla ancora ne deve passare di acqua sotto i ponti.
Certo, a meno che non mi si presenti un angelo...
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