Tornare da capo a dodici.
Ma che vuol dire?
Vada pur bene il da capo, ma perchè proprio a dodici?
E se si volesse tornare a undici?
O a centotremilaseicentocinquantasette?
Chi l'ha deciso che il capo deve proprio tornare a dodici?
Boh.
In ogni caso, in ogni caso, è così che va.
Ecco.
sabato 6 marzo 2010
E' giusto questo freddo.
Trovo che sia davvero giusta l'aria gelida di questa notte.
Se fossi stata invasa dal profumo delicato di certi piccoli fiori gemmati sugli alberi avrei provato un certo disappunto.
Così invece si rivela l'armonia tra esterno ed interno.
Quel gelo che mi cristallizza in un dolore immobile, crudo.
Quello stesso tratto di strada percorso assieme, quasi tutte le notti, sino a ieri, in ogni stagione.
Quello stesso tratto di strada buio che mi era piacere nel cammino precedente al nostro letto.
Su quel pezzo di strada stanotte ero sola. E lo sarò ancora e ancora e ancora.
Doveva essere freddo. Doveva proprio esserlo.
E avrei anche voluto piangere, per sentirmi le lacrime raggelarsi sul viso.
Sarebbe stato ancora più evocativo di quella sensazione mista di morte e purezza.
Morte della purezza. Purezza della morte.
Ci vuole tempo.
Ci vuole sempre quel maledetto, dannato, tempo.
Trovo che sia davvero giusta l'aria gelida di questa notte.
Se fossi stata invasa dal profumo delicato di certi piccoli fiori gemmati sugli alberi avrei provato un certo disappunto.
Così invece si rivela l'armonia tra esterno ed interno.
Quel gelo che mi cristallizza in un dolore immobile, crudo.
Quello stesso tratto di strada percorso assieme, quasi tutte le notti, sino a ieri, in ogni stagione.
Quello stesso tratto di strada buio che mi era piacere nel cammino precedente al nostro letto.
Su quel pezzo di strada stanotte ero sola. E lo sarò ancora e ancora e ancora.
Doveva essere freddo. Doveva proprio esserlo.
E avrei anche voluto piangere, per sentirmi le lacrime raggelarsi sul viso.
Sarebbe stato ancora più evocativo di quella sensazione mista di morte e purezza.
Morte della purezza. Purezza della morte.
Ci vuole tempo.
Ci vuole sempre quel maledetto, dannato, tempo.
venerdì 5 marzo 2010
Sentimento, desiderio, bisogno. Di oblio. Di dimenticanza.
La solita pretenziosa. Cosa si può mai fare in un giorno? In qualche ora?
Come al solito è un problema di tempo.
Ma, nel frattempo, in quel tempo del frattempo, che è sempre un tempo indefinito, imprevedibile, quel maledetto, schifoso, frattempo, che fare?
Tento di aggrapparmi a qualcosa di scivoloso e inconsistente. Che dia almeno l'illusione di un'essenza, per quanto evanescente, nel puzzo di un vuoto stantio.
Attribuisco false importanze, false rilevanze, falsi pregi all'inconsistenza di una parvenza di ricordo, di parole che sembrano diventare imponenti, ed invece sono solo lettere messe assieme a dare un senso che, ora, ormai, non colpisce più.
La solita pretenziosa. Cosa si può mai fare in un giorno? In qualche ora?
Come al solito è un problema di tempo.
Ma, nel frattempo, in quel tempo del frattempo, che è sempre un tempo indefinito, imprevedibile, quel maledetto, schifoso, frattempo, che fare?
Tento di aggrapparmi a qualcosa di scivoloso e inconsistente. Che dia almeno l'illusione di un'essenza, per quanto evanescente, nel puzzo di un vuoto stantio.
Attribuisco false importanze, false rilevanze, falsi pregi all'inconsistenza di una parvenza di ricordo, di parole che sembrano diventare imponenti, ed invece sono solo lettere messe assieme a dare un senso che, ora, ormai, non colpisce più.
sabato 16 gennaio 2010
Io sono come la Vecchia Europa, destinata al niente.
Ho sbagliato, scusatemi.
Che un dio qualsiasi mi lasci fluttuare senza svegliarmi.
Non c'è ordine nella vita, nessun ordine che si possa tentare di mantenere.
Basta così poco a spezzare una catena di equilibri faticosamente gestiti e rovinosamente destinati a perire per un soffio di vento.
Io, lo giuro, ce l'ho messa tutta.
Ed ho ingoiato pastoie amare, nella sciocca speranza di poterci riuscire.
Perchè la speranza, in fondo, è sempre sciocca.
Ho annaspato e lottato ed ho pensato di poter vedere la luce del giorno.
Ma il giorno non esiste.
E' solo un ciclo inutile che ci aggroviglia in convinzioni illusorie e prive del benchè minimo fondamento.
E' tutto uguale.
E' tutto come sempre.
Però, lo giuro, lo giuro davvero, io ci ho provato.
Ed ho fatto tutto quello che mi è stato detto di fare.
Ora voglio solo dormire un poco.
Ho sbagliato, scusatemi.
Che un dio qualsiasi mi lasci fluttuare senza svegliarmi.
Non c'è ordine nella vita, nessun ordine che si possa tentare di mantenere.
Basta così poco a spezzare una catena di equilibri faticosamente gestiti e rovinosamente destinati a perire per un soffio di vento.
Io, lo giuro, ce l'ho messa tutta.
Ed ho ingoiato pastoie amare, nella sciocca speranza di poterci riuscire.
Perchè la speranza, in fondo, è sempre sciocca.
Ho annaspato e lottato ed ho pensato di poter vedere la luce del giorno.
Ma il giorno non esiste.
E' solo un ciclo inutile che ci aggroviglia in convinzioni illusorie e prive del benchè minimo fondamento.
E' tutto uguale.
E' tutto come sempre.
Però, lo giuro, lo giuro davvero, io ci ho provato.
Ed ho fatto tutto quello che mi è stato detto di fare.
Ora voglio solo dormire un poco.
venerdì 11 dicembre 2009
Compromessi
Tanto tempo fa una persona nel primo pomeriggio di un'estate bella, davanti a fiori e pezzi di mura antiche, mi sorprese confessandomi una profonda ammirazione per la mia strenua volontà di negazione verso qualsiasi compromesso.
Rimasi stupefatta ed anche un pò perplessa per quella dichiarazione.
Non mi ero mai interpretata con quella chiave di lettura.
Ho creduto, in un tempo successivo, di aver di fatto imparato ad accettare taluni compromessi inevitabili per la sopravvivenza.
Ho scoperto, in un tempo ancora successivo, quanto di fatto abbia pagato nella vita quella incapacità di accettare compromessi.
Quella persona, dopo tanti anni, ha irrimediabilmente tradito la mia fiducia, rubandomi parti di me che mai più riavrò.
Quella persona era mio fratello.
giovedì 3 dicembre 2009
Hopi
Gli Hopi non si fanno fotografare nè riprendere.
Gli Hopi non permettono che si fotografi il paesaggio che li circonda.
E' sacro. Non si può rubare. Non puoi portartelo via.
Gli Hopi celebrano i propri riti nelle cantine, in privato, senza grandi clamori, senza troppa notorietà.
Altrimenti arrivano i bianchi e rubano anche quello.
Gli Hopi bruciano the sage nell'aria per tenere lontani gli spiriti maligni.
Gli Hopi non hanno quasi nulla. Solo le loro piante di mais.
Gli Hopi non amano la guerra.
Gli Hopi ti guardano con una certa timida curiosità.
Più che altro si domandano cosa diavolo faccia lì un bianco, per di più straniero.
Gli Hopi sorridono quando sorridi loro.
Gli Hopi ti prestano il loro bagno privato se ne hai bisogno.
Le ragazze Hopi sono bellissime.
Ed io sono stata felice con loro.
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